Viaggi Nel Degrado. Compie 10 anni la buca di Sant’Antonio. L’incubo continua.
In allarme residenti e studenti che a piedi, con la moto o in auto attraversano il quartiere Orto Ceraso.
TEANO (Elio Zanni) – Facciamo tutti in coro gli auguri alla buca stradale – ormai vera e propria voragine – più vecchia di Teano. Ha appena compiuto 10 anni di vita, infatti, il già rinominato «crepaccio di Sant’Antonio». Già, non un anno ma ben 10 (dieci) come è emerso dall’analisi delle carte di un nostro collaborator nei polverosi cassetti dell’Ufficio tecnico.
La via di fuga, la presa d’aria di una qualche misteriosa e orrenda creatura (che ora sappiamo avere per lo meno 10 anni) che di tanto in tanto ingurgita pietre, brecciame e asfalto che i «furbi» tecnici comunali provvedono da oltre 10 anni, di tanto in tanto, a lanciare in pasto al «mostro dell’Orto Ceraso». Ormai si favoleggia. Non si spiga diversamente, per molti, il fenomeno erosivo di quel sottosuolo sidicino.
Un vero e proprio incubo per i residenti e per i numerosi passanti che a piedi o con le auto e più spesso in scooter e in moto percorrono viale Sant’Antonio, svoltando poi in via Orto Ceraso per raggiungere le diverse situazioni, studi medici, uffici e scuole.
In via Orto Ceraso, infatti, c’è il frequentatissimo Istituto scolastico superiore «Ugo Foscolo» Teano. Facile, ma non per tutti (tantomeno, evidentemente per i nostri esimi amministratori pubblici) riuscire ad immaginare i rischi che corrono i numerosissimi giovani studenti.
Non si può dire che il comune non abbia provato a tentare di capirci qualcosa, ma se l’operazione è riuscita all’esterno delle mura di palazzo San Francesco non è trapelato nulla. Ma allora, cosa diavolo accade nel sottosuolo all’angolo della strada sant’Antonio-Orto Ceraso? Si direbbe proprio che nessuno sappia che pesci pigliare.
Tante le teste tecniche e politiche che hanno fatto capolino in quel buco, eppure la scena appare come congelata, ferma, fissa nel tempo: non succede proprio niente da ben 3655 giorni, ossia da oltre 10 anni.
A memoria d’uomo si ricorda solo la realizzazione di un inutile tentativo di riempimento della buca e rifacimento del manto stradale.
Tutti soldi (pubblici) sprecati. Dopo pochi mesi e qualche pioggia il misterioso mostro che vive sotto il manto stradale, nelle profondità del quartiere Ceraso, ha risucchiato giù tutto. Che abbia fame di terra? Chissà.
Nessuno pare abbia l’avvedutezza, il coraggio e le disponibilità economiche per scavare in profondità, per capire che fine facciano le tonnellate di materiale che i «Calatrava» degli uffici tecnici sidicini ovvero anche di provenienza esterna pensano o hanno già fatto riversare nell’eterna voragine in tutto questo tempo.
Probabile che qualcuno abbia il timore di scoprire una grotta sotterranea magari di origine archeologica capace d’ingoiare l’inverosimile? Peggio ancora se si scoprisse che si tratta dello stesso fenomeno che assilla le diverse città del Sud Italia. Ossia della presenza di tratti dell’acquedotto comunale spaccato, in perdita perenne, dal quel defluisce acqua che poi dilava il sottosuolo, porta via il materiale di riempimento (magari servendosi della rete fognaria pure diruta) e poi «sgrotta» la zona fino al livello del manto stradale che precipita irrimediabilmente giù.
Si comincia persino a pensare, adottando la teoria ironica di Alessandro Lepre che «Il mistero è sfatato: a Teano tra poco cominceranno i lavori di costruzione della metropolitana sidicina. Si inizia con la Linea “A”, denominata fermata Ceraso». Ma anche in questo caso c’è da chiedersi: ma quando diavolo iniziano i lavori?
Ironia? Sicuro. Fervida immaginazione? Può darsi. Ma ci si stanca anche con l’ironia. Certo, perchè lo squarcio del manto stradale di via Sant’Antonio è un lamento, anzi un urlo che rivendica adeguati provvedimenti, lavori di consolidamento e bonifica. ma di quelli seri e definitivi.
Tutto questo necessariamente prima che ci scappi la solita vittima di turno, qualcuno che precipita in quella voragine sempre più larga, profonda e vergognosamente antica. E in questo senso c’è davvero poco da scherzare. Il gioco è durato fin troppo.