Inchieste

Viaggi Nel Degrado. Sos case parcheggio comunali Sant’Abate, ridotte in discarica.

Alcuni residenti in anonimato segnalano lo scempio. Hanno timore a chiamare i Vigili e Carabinieri. 

TEANO (…e io lo dico a TeanoCE) – «Non dite a nessuno che vi abbiamo chiamati noi. Qui fanno i dispetti…». Oltre al timore di restare vittime di chissà quali inconfessabili ritorsioni, forse hanno persino paura a chiamare i Carabinieri le persone perbene che segnalano alla Stampa lo scempio e anzi «lo schifo» che circonda le case parcheggio di Borgo Sant’Antonio Abate a Teano.

Il loro atteggiamento è comprensibile. Esponendosi, diverrebbe per loro assai più difficile la convivenza nello stesso palazzo e nello stesso quartiere di coloro che questi problemi li creano, che queste situazioni le producono.

Ma anche i residenti onesti, per certi versi, sbagliano: come sul fatto di non chiamare la Polizia municipale, oppure i Carabinieri. Si sappia che le Forze dell’ordine, anche su telefonata, raccolgono le informazioni ma mantengono sempre il massimo riserbo. Lo devono fare, fa parte dell’etica del loro lavoro, della loro professione.

Nel “caso Borgo Sant’Antonio Abate”, se chiamati, magari, una volta giunti sul porto, siccome si tratta di un bene pubblico (le famose «case parcheggio» altro non sono che case popolari di proprietà del comune) avrebbero messo tutto a verbale.

Avrebbero fatto anche loro uno dei tanti “Viaggi Nel Degrado” segnalati alla Stampa, scoprendo e verbalizzando che: i portici, gli ingressi pedonali, l’accesso alle autorimesse e le aiuole e l’area di sosta con le panchine sono state ridotte in delle discariche a cielo aperto.

Le evidenze fotografiche che hanno raggiunto la redazione parlano da sole, si vedono: interi sportelli di mobili sfasciati e abbandonati, pneumatici e ruote d’automobili complete di cerchioni, televisori spaccati, elettrodomestici dismessi, materassi, sacchi neri dall’enigmatico contenuto e altre perle consimili.

Marciapiedi invasi dalle erbacce e caditoie piene fino all’orlo di acqua maleodorante, pozzanghere di un liquido che ha tutto l’aspetto, il colore e l’onore di urina.

Quali cavernicoli abbiano potuto ridurre le case popolari “parcheggio” in un simile inferno lordo, indecente e pericoloso (anche dal punto di vista sanitario): non è dato sapere. Almeno per ora.

Eppure in quelle abitazioni ci sono anche tante, tantissime, famiglie civili. In quegli appratenti che di «parcheggio», ossia di provvisorio per chi vi risiede – e vi dovrebbe risiede solo per pochi anni, al massimo tre o quattro – hanno solo la denominazione.

Così, mentre c’è chi non tira fuori un euro d’affitto, ecco che viceversa sono noti casi di famiglie che si sarebbero offerte volontariamente di pagare i canoni al Comune. Ma, reggetevi forte, le stesse famiglie riferiscono – pubblicamente – di non essere riuscite a farsi mettere in calendario per pagare.

Ecco la frase affidata a …e io lo dico a TeanoCE: «Non c’è stato niente da fare, abbiamo fatto il giro degli uffici comunali, ma non siamo riusciti a trovare nessuno per pagare. Forse hanno già tanti euro in cassa che dei nostri soldi non sanno proprio che fare?».

Ma può, lecitamente, un ente pubblico, come il Comune di Teano, tollerare che continuino situazioni del genere: che si accumulino anni di fitti arretrati, che l’utilizzo di quelle case da provvisorio si trasformi in definito che l’abitato sia trasformato in discarica e che ci siano seri problemi di ordine sanitario?  La risposta non può essere che una e una soltanto: no, non può.

Anche facendo come le tre scimmiette cinesi si profilano responsabilità civili e penali e per quanto compete a questo contesto e in questo momento: di tipo politico. Le responsabilità di tipo politico si sprecano. 

Non a caso le persone civili del quartiere – e sono tantissime, la maggioranza – chiedono chiaramente che l’Amministrazione comunale si faccia carico del problema, faccia rimuovere i rifiuti e bonificare l’area, visto che le case sono di proprietà comunale. 

Urgono una serie di severi provvedimenti. Pena accollarsi – continuando sulla via dell’indifferenza e da parte di tutti i preposti e le figure istituzionali competenti – tutte le responsabilità del caso: civili e panali, passate, presenti e future.

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