Impianto rifiuti Gesia, «i ricorrenti» in assemblea: ancora più uniti nella lotta…

Riprendono i lavori per la difesa del territorio, mentre la ditta dei Sorbo ha fatto ricorso al Consiglio di Stato.
TEANO (Elio Zanni) – Ma chi ce lo doveva dire che un giorno ci saremmo ritrovati, tutti insieme, a lottare non per ottenere un servizio in più per Teano, magari un grosso finanziamento per rimettere in ordine la rete idrica colabrodo appellandoci a una questione di spreco, tasse alle stelle e salute pubblica o per elaborare un piano per fare della città una tappa obbligata dei circuiti turistici regionali e nazionali, ma udite udite: per difendere l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo e la terra che coltiviamo. Sembra assurdo, o no? Dite la verità?
Una città come Teano, spogliata di tutto nel corso dei decenni, e alla quale ora si vuole sottrarre anche l’ultima possibilità, l’ultima carta, l’ultima speranza: l’ambiente. Ma c’è un limite a tutto, e questo è per i sidicini invalicabile: finalmente nessuno sembra disposto a starsene con le mani in mano a guardare immobile lo sfascio, la distruzione. Per questo motivo ieri, il 19 febbraio 2025, alle ore 19 nella sala del Consiglio comunale di Teano, si sono riuniti alcuni di quelle entità coraggiose, di gruppi avanzati e spontanei che tutti ora chiamano «i ricorrenti»: il Comitato No Imp, la Comunità Laudato Sí, EcoPolis – Teano – Vulcano di Roccamonfina, la Confidenza Castallo e il Comune di Teano, con la Giunta e alcuni consiglieri.
Tutti con in tasca un documento fresco di stampa: la Sentenza n. 812 del 2025 ha annullato l’Autorizzazione Unica rilasciata dalla Regione Campania alla Gesia per la costruzione del mega impianto di trattamento rifiuti in località «Santa Croce». Gli stessi con in mano anche il nuovo ricorso Gesia, società che non ha alcuna intenzione di mollare l’osso: quel pezzo di terra mai classificato come zona ASI (Area di Sviluppo Industriale) ma sul quale sciaguratamente si concesse in tempi remoti che si insediasse la ex Isolmer. 50 posti di lavoro per pochi anni, pannelli di fibre di vetro dappertutto, cassa integrazione a più non posso per gli operai, poi licenziamenti per tutti e guai per sempre per la città. Solo il nuovo e mai approvato Puc, Piano regolatore generale, inglobando il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e il Piano di dettaglio della programmazione regionale, sarebbe stato in grado di cancellare quell’orrore storico, redendo Santa Croce intaccabile agli industriali dei rifiuti e impermeabile alle decisioni, anche le più stravaganti, della stessa Regione Campania.
Ma la caduta dell’amministrazione che adottò lo strumento, quella del sindaco Dino D’Andrea, il commissariamento dell’Ente e i successivi ritardi, dovuti a qualsivoglia motivo, comunque accumulatisi fino a oggi, hanno privato la città di uno scudo formidabile verso tutte le forme di speculazione. Ma almeno oggi, ci si sta lavorando? I ricorrenti si sono ritrovati in Comune anche (ma non solo) per fare il punto su questa situazione, con l’intervento dell’assessore Giuseppe Esposito, sullo stato di avanzamento del Puc sul quale, purtroppo, questo è certo, c’è ancora molto da lavorare. Perché, anche se ormai tardiva e spuntata, sarebbe indubbiamente un’arma in più, una novità da portare sul tavolo del confronto tra le parti. All’assemblea nella sala del Consiglio si è andati naturalmente anche oltre il Puc, per cercare di capire come difendersi prossimamente in tribunale, utilizzando le ragioni della città; per esempio. Il momento è stato utile per capire come «rivendicare – come accennato in riunione, ieri sera, dal presidente No Imp Antonio Caparco – la volontà popolare». Volontà popolare che, cavolo, dovrà pur significare qualcosa, visto che la si cerca di sondare e carpire ad ogni tornata elettorale.
Ci sono da registrare, durante la serata, i vari interventi del sindaco Giovanni Scoglio e dell’assessore Marco Matano, in un confronto diretto, acceso ma in compenso anche molto costruttivo con i rappresentanti le Associazioni. Le idee sul da farsi non sono mancate con contributi, con proposte di risoluzioni e interventi in voce di Caterina Faella, Fernando Zanni, Alessandro Lepre, Maurizio Simone ed altri. La cosa buona è che è trapelata una unità di intenti forte, come e meglio di sempre. C’è consapevolezza dei rischi che si corrono lasciando insediare a Teano un mega impianto per il trattamento di rifiuti anche tossici, pericolosi e speciali provenienti da tutta Italia.
C’è consapevolezza e voglia di opporsi fino all’ultimo, anche con azioni di massa, fatta eccezione che per i soliti non pochi ignoranti o corrotti, giornali web compresi; tra quelli pronti a vedersi l’anima e i genitori per un banner pubblicitario. Gli incontri e i confronti tra i gruppi continuano e anzi sono destinati ad intensificarsi nei prossimi giorni e mesi. Il ricorso Gesia contro l’annullamento ricevuto dell’autorizzazione generale potrebbe trovare il suo esito, salvo sorprese, entro circa sessanta giorni, naturalmente come prima tempistica in attesa di eventuali «controricorsi» e molto probabilmente una richiesta Gesia di sospensiva dell’annullamento della autorizzazione generale. Tutto si sposterebbe così, come giudizio ulteriore delle istanze avanzate dalle parti, almeno a luglio-settembre 2025.