Monastero di Santa Caterina da tutelare: ricchezza di Fede e Patrimonio artistico.
Ieri, in chiesa, i ringraziamenti del vescovo Cirulli e l’addio alla città delle Benedettine del SS. Sacramento.
TEANO (PIETRO DE BIASIO) – Ieri, 21 gennaio 2025, alle 18, con una messa dedicata e reciproci ringraziamenti tra la piccola comunità locale delle monache Benedettine del SS. Sacramento e dell’Adorazione Perpetua alla presenza della Madre Superiore e Sua Eccellenza Monsignor Giacomo Cirulli che ha parlato a nome di tutto il popolo dei fedeli, Teano ha visto spegnersi una tradizione monastica iniziata di fatto per la prima volta in assoluto ben 110 anni fa, ossia nel 1914. Riferendosi alla fondazione del Monastero i numeri in anni si fanno impressionanti. Si contano 470 anni. Ecco come e perchè il Monastero di Santa Caterina a Teano, fondato nel 1554 dalla principessa Clarice Orsini, rappresenta un punto di riferimento storico, spirituale e culturale, artistico, monumentale e archeologico per la comunità sidicina.
Che non resti incustodito nemmeno per un giorno…
Già da solo, il computo di tutti questi anni, di tutte queste date, giustifica il sentimento di trauma e le recondite paure che albergano nell’animo dei fedeli e dei cittadini tutti di Teano di fronte al cambiamento che si teme possa riservare dei risvolti inattesi. Ma è un fatto naturale, insito nell’essere umano temere il peggio per le cose cui si tiene maggiormente. Il trasferimento delle ultime due suore benedettine segna una svolta importante, sollevando – giustamente – domande sul futuro di questa istituzione e sulla gestione del suo patrimonio artistico e architettonico. Ci si auspica in tal senso che non ci sia e non si verifichi mai un «vuoto di presenza» nemmeno di un solo giorno tra il momento in cui le suore lasceranno il monastero e il giorno dell’arrivo delle rappresentanti del nuovo Ordine monastico. Il monastero, infatti, è finito più volte nelle mire dei ladri di storia.
Questo perché non stiamo parlando di un semplice edificio di culto, ma della testimonianza viva di una storia lunga quasi cinque secoli. La sua fondazione è legata alla nobile famiglia Orsini, ma il monastero ha attraversato epoche di grande trasformazione, adattandosi ai cambiamenti sociali e culturali. Nel corso dei secoli, ha accolto le religiose provenienti da altri monasteri benedettini della zona, come Santa Reparata e Santa Maria de Foris, entrambi di fondazione longobarda, mantenendo viva una tradizione monastica radicata nella regola di San Benedetto.
Si, è vero, purtroppo, il progressivo declino delle vocazioni ha condotto a una riduzione drastica della comunità religiosa: una presenza vibrante di sole due monache, suor Giovanna della Madre di Dio e suor Marie-Cécile. Questa crisi ha reso insostenibile la permanenza delle Benedettine nel complesso, aprendo così la strada all’arrivo delle suore dell’ordine Mater Ecclesiae. «Per questioni legate alla perpetuazione delle attività legate al carisma dell’Ordine benedettino e per una questione di sicurezza anche fisica delle stesse suore», come è stato ancora ricordato e spiegato ieri sera in chiesa, durante il pronunciamento delle ultime parole di saluti tra le monache, i fedeli e il vescovo.
Il passaggio a un nuovo ordine è stato annunciato domenica sera, dal vescovo Giacomo Cirulli, durante la celebrazione a Sant’Antonio e poi ripetuto e arricchito di nuove riflessioni ieri sera 21 gennaio 2025. Le nuove occupanti, cinque suore dell’ordine Mater Ecclesiae, provenienti dalla Nigeria, porteranno avanti l’uso religioso della struttura. E anche se il vescovo ha spiegato e tranquillizzato tutti, questo cambiamento, intimamente, a parere di alcuni osservatori esterni non solo segna – come appare fin troppo chiaro – una rottura con il passato ma solleva interrogativi sulla continuità delle tradizioni e sulla gestione dell’immenso, ricco patrimonio.
L’ordine Mater Ecclesiae
È anche vero che l’ordine Mater Ecclesiae è noto per il suo impegno nella formazione e nell’evangelizzazione, spesso in contesti missionari. E quindi questo fa coltivare la speranza-certezza che la loro presenza a Teano potrebbe rappresentare un’opportunità per rivitalizzare il monastero, ma richiederà anche uno sforzo di integrazione culturale, dato il diverso contesto socio-culturale in cui opereranno. Il Monastero di Santa Caterina è un gioiello artistico e architettonico. I suoi interni custodiscono arredi antichi, decorazioni lignee, quadri e raffigurazioni religiose di grande valore.
Questo patrimonio, accumulato nei secoli, necessita di una gestione attenta per evitarne la dispersione. Le sfide sono molteplici: dai costi di manutenzione straordinari alle necessità di restauri continui. Un possibile modello da seguire potrebbe essere la collaborazione con enti culturali, fondazioni o universitarie, per garantire la conservazione e la valorizzazione di questo bene.
Sentimenti contrastanti
Eppure, questa è la pura verità dei fatti, la notizia del trasferimento delle Benedettine ha suscitato sentimenti contrastanti tra i cittadini. Se da un lato prevale il dispiacere per la fine di una tradizione secolare, dall’altro c’è la speranza che il nuovo ordine possa portare energie fresche e nuove attività al monastero. Mentre svaniscono come foglie al vento alcune iniziative locali, come la raccolta firme per chiedere la permanenza delle due suore benedettine, smentite dalle dirette interessate, che hanno anzi chiesto di non interferire con la loro stessa volontà, data la complessità della situazione. Ma permane il dubbio sulla reale volontà soggettiva delle due suore di lasciare del tutto il monastero, non avendo nemmeno potuto valutare la possibilità di una condivisione degli spazi con le consorelle del nuovo ordine in arrivo. Questa parte dei fatti rimarrà probabilmente un segreto, per sempre.
Secondo gli esperti di storia locale, la sfida principale non è solo la conservazione materiale del monastero, ma anche la sua reinterpretazione come spazio vivo e significativo per la comunità contemporanea. Questo richiederà un dialogo costante tra la diocesi, le suore e i cittadini, per garantire che il monastero continui a essere un punto di riferimento spirituale e culturale.
Altri casi in Italia
Il caso di Teano non è isolato. In tutta Italia, molti monasteri e conventi stanno affrontando sfide simili. Alcuni sono stati chiusi o trasformati in strutture alberghiere, mentre altri sono stati rilanciati grazie a progetti innovativi che combinano spiritualità, cultura e turismo religioso. La fine della presenza benedettina a Teano segna la chiusura di un capitolo importante nella storia del Monastero di Santa Caterina, ma non necessariamente la fine della sua missione. Con il giusto supporto e una visione condivisa, il complesso può continuare a essere un luogo di fede, cultura e comunità, contribuendo a mantenere viva l’eredità spirituale e storica della città. La vera sfida sarà trasformare il cambiamento in opportunità, senza perdere di vista le radici profonde che hanno reso questo luogo unico nel corso dei secoli.