Politica

Zarone denuncia: «Cimitero San Marco ancora senz’acqua: è una vergogna».

Dal 1 novembre rubinetti a secco zona camposanto. Anche col nuovo contratto, le riparazioni dormono.

TEANO (EZ) – Carenza idrica protratta in area cimiteriale nella frazione San Marco, il Consigliere comunale e capogruppo di Siamo Teano, Marco Zarone su tutte le furie: «Il Cimitero di San Marco – Pugliano è senz’acqua dagli inizi del mese di novembre 2024, una situazione da terzo modo che costringe i visitatori a sopportare grossi disagi. C’è un guasto, ma non si procede alla sua riparazione. È una cosa ormai assurda che intendo denunciare pubblicamente, prossimamente anche in Consiglio comunale».

Come dargli torto? Forse solo chi non ha la buona abitudine di varcare, da vivo, la soglia dell’ultima dimora non riesce a capire cosa può significare non poter disporre nemmeno di una goccia d’acqua per innaffiare un vaso di fiori o pulire alla men peggio l’immagine del caro esito o la lapide marmorea. Per il resto è una pena anche solo notare le difficoltà affrontate dai cittadini per la carenza idrica. Fino a due mesi fa provvedevano loro stessi a potare dell’acqua con taniche e bottiglie, ora fanno la fila all’unica fontanina esistente alimentata da una piccola cisterna. Giustamente Zarone, oltre al problema della mancanza d’acqua sottolinea i ritardi sulla necessaria riparazione del tratto di rete. Come dire: alla faccia del famigerato Accordo quadro che prevedrebbe interventi immediati. Chiacchiere, a giudicare da simili casi.

«I «tecnici» interpellati parlerebbero di una non meglio definita «occlusione della condotta idrica» che serve la zona – sottolinea Zarone – ma perdita oppure occlusione il risultato non cambia: la zona cimiteriale è senz’acqua. I cittadini di San Marco hanno più volte sollevato il problema ma, finora, hanno ottenuto solo che venisse collocata una piccola cisterna collegata a una fontanina. Soluzione provvisoria che fa paura, in una città dove spesso provvisorio significa definitivo. E poi c’è la questione dell’Accordo quadro dove, per casi emergenziali del genere, la ditta privata affidataria in gran parte della gestione della rete dovrebbe essere subito attivata». E invece si dorme, ormai da due mesi.