Giudiziaria

Omicidio Mollicone, torna in Cassazione. «Novità e mancata audizione di un teste».

Il Procuratore Generale, ha motivato la decisione di ricorrere per cassazione impugnando le sentenze di assoluzione emesse dalla Corte d’Appello di Roma.

TEANO / ARCE – Il complesso e controverso procedimento penale avente ad oggetto l’omicidio di Serena Mollicone è destinato a proseguire il suo iter giudiziario dinanzi alla Corte di Cassazione. Con provvedimento in data 4 novembre 2024, la Procura Generale presso la Corte d’Appello di Roma ha formalmente annunciato l’impugnazione delle sentenze di assoluzione emesse dalla Corte d’Appello di Roma in data 12 luglio scorso, a carico di Franco Mottola di Teano, ex Comandante della Stazione Carabinieri di Arce, della moglie Annamaria, del figlio Marco e dei Carabinieri Vincenzo Quatrale e Francesco Suprano.

Gli imputati erano stati chiamati a rispondere dell’accusa di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere in relazione alla tragica scomparsa della giovane studentessa, avvenuta il 1° giugno 2001 e il cui corpo senza vita fu rinvenuto tre giorni dopo nel bosco di Fonte Cupa. Sono stati sempre assolti. Il Procuratore Generale Giuseppe Amato, nel corso di una visita istituzionale presso la Procura della Repubblica di Cassino, ha motivato la decisione di ricorrere per cassazione, sottolineando l’approfondita attività investigativa svolta in entrambi i gradi di giudizio e la conseguente insussistenza di profili di inammissibilità o infondatezza del ricorso.

In particolare, il magistrato ha evidenziato come tra i motivi del ricorso vi sia la mancata audizione di un teste, circostanza che, a parere della Procura Generale, avrebbe potuto incidere significativamente sull’esito del giudizio. Si precisa che la Corte di Cassazione, nell’esercizio delle proprie funzioni, non è chiamata a rivalutare il merito della vicenda, ossia a pronunciarsi sulla ricostruzione fattuale dei fatti così come delineata nei precedenti gradi di giudizio.

Il compito della Suprema Corte è piuttosto quello di verificare la corretta applicazione delle norme processuali e sostanziali. In tale prospettiva, la Procura Generale ha anticipato che il ricorso per cassazione si fonderà su quattro specifici motivi, tutti incentrati su presunte violazioni di carattere procedurale, che sarebbero idonee a inficiare la legittimità delle sentenze di assoluzione.