Politica

Le Ombre sulla Città: appalti, clientelismo e opacità. Il «caso Teano»: tutti gli errori dell’amministrazione Scoglio.

Fallimento politico e promesse elettorali tradite: la tenuta etica e istituzionale della maggioranza messa in discussione. Deleghe illegali ai consiglieri comunali.

TEANO (Fernando Zanni) – La recente indagine della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere, messa in luce dalla Stampa casertana, tenta di ricostruire un sistema di potere, ritenuto illegale e penalmente rilevante, centrato sulla figura del consigliere regionale Giovanni Zannini, a quattro tentacoli. Uno dei quali, scoperto indirettamente, riguarderebbe un pezzo del sistema di appalti di opere pubbliche nel Comune di Teano «gestito» dall’Amministrazione Scoglio. Una scoperta casuale, tant’è che nessuno dei protagonisti locali è ancora indagato! Ovviamente, come si suole dire, la giustizia farà il suo corso e le responsabilità penali, se ci sono, saranno accertate o meno in sede giudiziaria. Sotto questo profilo, nessun commento!

La cosa interessante invece riguarda, esclusivamente, l’aspetto politico-culturale della vicenda e i vizi di gestione del potere (la crisi della cultura della legalità), che riteniamo cruciale per dare un giudizio sul biennio e mezzo dell’Amministrazione Scoglio. La domanda fondamentale da farsi potrebbe allora essere la seguente: il rapporto di fiducia che i «consorzi di famiglie» della maggioranza hanno incassato vincendo le ultime elezioni amministrative, è stato, irreversibilmente, leso oppure no? In sostanza, le promesse gridate nelle piazze di «recuperare l’orgoglio sidicino», di «fare esclusivamente gli interessi della città», di «ripristinare la legalità», di «valorizzare le attività economiche locali», etc. etc., sono state mantenute, oppure tradite?  Procediamo con ordine.

Cosa è successo di così grave da giustificare simili domande? Quale punto di rottura è stato raggiunto?

IL FATTO. Sembra che il forte legame politico che alcuni consiglieri comunali di maggioranza, hanno stretto con il Consigliere regionale Zannini, presidente della «Commissione Regionale Ambiente, Energia e Protezione Civile» (il quale, però, segnalerebbe anche una granitica alleanza con il Sindaco), si sia tradotto nella promessa a volte mantenuta e a volte no, a causa di imprevisti, di assegnare appalti di lavori pubblici con incarichi diretti ad una ditta di Mondragone, il cui titolare sarebbe sodale del suddetto consigliere regionale. Perché la cosa è così grave dal punto di vista politico, indipendentemente da eventuali responsabilità penali? È deplorevole, per cinque motivi fondamentali.

PRIMO: la maggioranza di Scoglio ignora ancora il principio di distinzione tra l’attività politica e quella gestionale, che si applica al nostro Comune per dimensione demografica.

SECONDO: non si è valutato il danno economico che si produce al sistema delle piccole e medie imprese teanesi quando si assegnano, illegalmente, incarichi diretti a ditte di altri Comuni, senza dare alcuna opportunità a quelle locali.

TERZO: il «sistema clientelare» rappresenta, di per sé, un grave danno alla indipendenza e alla responsabilità della burocrazia, perché «insegna» ai ventuno nuovi dipendenti comunali la commistione tra affari e politica.

QUARTO: la intromissione della politica nella gestione, viola il piano anticorruzione comunale e quello della trasparenza.

QUINTO: sommando la questione ad altri fatti recenti, viene alla luce, insieme alla scandalosa emergenza etica e morale, una deriva della democrazia locale e l’inadeguatezza strutturale della «governance» politica comunale.

Quando il clientelismo e l’affarismo nella gestione del potere locale, si accompagnano all’opacità amministrativa, all’incompetenza e ad errori disastrosi, la gestione del potere politico è in un «cul de sac». «É la somma che fa il totale», diceva il grande Totò!  

Per riassumere, se molti indicatori della «buona amministrazione» danno risultati tutti negativi, la cultura della classe politica di governo locale è, come si dice, alla «canna del gas». Si provi ad aggiungere, per esempio, al malcostume in materia di appalti di opere pubbliche sopra segnalato (preoccupante per la somiglianza alla famosa «zona grigia», terra di mezzo dove i confini tra illecito e lecito sfumano in un continuo gioco di specchi), alcune altre «defaillances» sempre denunciate dalla «cattiva Stampa», che sembra, invece, oggi l’unica spina critica nel fianco del potere locale.

Si uniscano, per semplificare attraverso il seguente elenco, tutti i puntini come nel famoso istruttivo gioco per bambini:

– gli errori e le violazioni di legge censiti nella Relazione annuale 2023 dei controlli interni di regolarità amministrativa e contabile a firma del Segretario Generale, come sollecitati dall’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), a partire dalla violazione del divieto di frazionamento degli appalti;

– gli importi dei debiti fuori Bilancio non censiti, che nascondono incarichi dati senza l’impegno di spesa;

le illegittime deleghe a tutti i consiglieri comunali di maggioranza, perché consentite solo per progetti a tempo e non per cinque anni (in pratica in questo Comune gli assessori non sono quattro (più il Sindaco), come per legge, ma undici);

-la sostanziale cancellazione dell’obbligatorio Ufficio per le Relazioni con il Pubblico (URP), che conferma il muro eretto a difesa dai cittadini;

– la mancanza strutturale della trasparenza amministrativa (si vada a consultare il Sito internet e la sezione «amministrazione trasparente», ancora dopo due anni «in allestimento») e l’ostracismo nei confronti dell’opposizione e della Stampa.

– gli errori grossolani commessi nella «gestione» del procedimento di autorizzazione dell’impianto Ge.S.I.A. S.p.A sia di trattamento di rifiuti speciali in località santa Croce (se il TAR Campania dovesse respingere i Ricorsi, l’impianto costituirebbe un colpo mortale all’economia e al futuro della Città);

– il ritardo ingiustificabile nella approvazione del Puc (Piano urbanistico comunale), oggi resa ancora più difficile dalla riforma della legge urbanistica regionale, e la mancata interlocuzione con la Comunità cittadina (informazioni zero);

– la scellerata gestione degli impianti della pubblica illuminazione, che si sarebbe potuta appaltare in «conto terzi», cioè senza oneri economici per i cittadini;

la disastrosa gestione, a carissimo prezzo, della rete degli acquedotti comunali e della fornitura dell’acqua potabile con la tradizionale formula «stop and go» e infine il grave ritardo dell’ordinanza di proibizione dell’uso di acqua potabile inquinata;

– il pasticciaccio sullo Storico Incontro, meraviglioso brand sostanzialmente «regalato» a Vairano;

– la mancanza assoluta di una politica economica comunale e nessun progetto strategico all’orizzonte;

– l’inconsistenza della presenza comunale nella Comunità del Parco di Roccamonfina e Foce del Garigliano;

il «primato» di una «città parcheggio», consegnata alla «buona volontà» di parcheggiatori abusivi;

– la violazione del principio dell’autotutela obbligatoria in materia tributaria, facendo notificare tributi in prescrizione;

– la mancanza di un Piano di adattamento alla crisi climatica, di valorizzazione delle Frazioni e l’assenza di un piano della mobilità (veicolare e pedonale), al netto di sterili sussulti contravvenzionali. Chiuso l’elenco, sicuramente incompleto!

Un Bilancio biennale non proprio entusiasmante, da «basso impero». I dibattiti in Consiglio comunale sullo scandalo degli appalti, con le tribù schierate potrebbero servire a poco. Non gli eventuali procedimenti giudiziari, che non si auspicano, ma l’etica e il principio di responsabilità politica, dovrebbero consigliare le dimissioni per ridare speranza alla città.

Insomma, l’esperimento che si propone qui è semplice: si metta tutto insieme e si valuti complessivamente «di nascosto l’effetto che fa», per dirla con Jannacci. Quale disegno viene fuori? Qual è l’immagine della città di Teano? La sensazione è netta: quella di un fallimento sistemico! Oltre al danno sostanziale (politicanti che pilotavano gli incarichi), anche quello all’immagine della città nel contesto istituzionale provinciale e regionale. Qui si potrebbe aggiungere in coda, chiedendo venia per l’accanimento, anche l’assenza di un’idea della città per il futuro. Se non hai in testa un progetto complessivo aperto di Città per i prossimi venti anni, se non sei capace di elaborare con i cittadini, le imprese, le associazioni, tutti intorno ad un tavolo, due, tre progetti strategici condivisi capaci di invertire il declino, di trasformare la marginalità, istituzionalmente dichiarata e riconosciuta, in opportunità di sviluppo sostenibile, che ci stai a fare sul Comune? A prendere lo stipendiuccio? Lavorando, come principio valevole per tutti. con una rinnovata cultura della legalità, a costruire una città sostenibile oggi e un progetto di città futura per il domani, con la partecipazione dei cittadini, ci sarebbe, forse, meno spazio per traffichini, rischi corruttivi e interessi privati.