Consigli comunali che iniziano in ritardo, Cataldo s’infuria: «Presidente, è una vergogna».
Ogni volta almeno 20 minuti oltre l’orario stabilito. Ma Tammaro ammette: «Consigliere, lei ha ragione: prenderemo provvedimenti».
TEANO (ELIO ZANNI) – «Ore 19.20 dichiaro aperta la seduta». La dicitura è perfetta, l’accento quello nostro, quello giusto e quindi accettabile, ma l’orario è ben lontano da quello stabilito. I lavori iniziano con circa venti (20) minuti di ritardo rispetto all’orario comunicato nella convocazione ufficiale inviata dal presidente Pasqualino Tammaro a tutti gli eletti, che indicava una data ben precisa: ore 19 del 9 settembre 2024. Venti minuti possono sembrare pochi, ma il valore che ognuno assegna al proprio tempo e a quello altrui fa una bella differenza. Se a farsi attendere, poi, sono proprio coloro i quali che hanno stabilito giorno e ora dell’appuntamento, l’attesa pesa molto di più. Inoltre, mancano i membri pagati: gli assessori e il sindaco. Anche il presidente Tammaro, che ha convocato tutti, è assente all’ora da lui stesso stabilita. La sua presenza avrebbe potuto indorare la pillola amara che i consiglieri puntuali devono ingoiare trovandosi in una sala completamente vuota a parlare con l’affresco del compianto Rino Feroce che campeggia alle spalle del sempre scarso pubblico presente.
Tutti borbottano, ma stavolta un consigliere non regge a un comportamento ripetuto che si sa si ripeterà probabilmente per sempre. È Nino Cataldo, consigliere del gruppo di minoranza «Siamo Teano». Sono quasi le 19.20. Tammaro entra, conta con gli occhi il numero dei presenti e si appresta a dichiarare aperta la Seduta, mancando poco allo sforamento del tempo limite concesso. Cataldo preannuncia il suo intervento informale e fa capire con il tono e il volume della voce tutta la sua legittima indignazione: «Presidente, è vergognoso, arrivate sempre in ritardo. Questa è una forma di mancanza di rispetto verso il prossimo – dice – in un’aula dove ormai manca solo Scoglio – che non accada mai più».
Insomma, stavolta la storia del «ritardo perpetuo» a qualcuno grazie a Dio non è andata giù. Si tratta del consigliere comunale di minoranza Cataldo, che come pochi altri anche nell’ultimo Consiglio è stato puntuale come un orologio svizzero. In aula, puntuali, ci sono anche Luana Camasso e Marco Zarone, sempre di «Siamo Teano», e Maria Paola D’Andrea di «Teano 2.0». Daniela Mignacco di «Teano Moderata» risulterà assente, ma come gli altri della minoranza ha cercato sempre di spaccare il capello.
Cataldo non parla solo dell’ultimo Consiglio comunale – si badi bene – in passato, infatti, è andata anche peggio. La cosa si ripete, salvo rarissime eccezioni, praticamente dal primo insediamento della maggioranza Scoglio. Mentre i componenti dei gruppi di minoranza sono già tutti al loro posto addirittura qualche minuto prima dell’orario stabilito, gli scranni della maggioranza sono vuoti. Deserto assoluto, anche nei banchi della Giunta. Ma a sorpresa, alle 19.20 del 9 settembre 2024, succede qualcosa di degno di nota, qualcosa che qualifica l’autore di un gesto e di parole apprezzabili.
Tammaro, con voce sommessa, ammette che la situazione è paradossale e che i ritardi ripetuti sono irritanti e per nulla corretti. Così fa un gesto nobile, come dice in gergo giornalistico «si cosparge il capo di cenere» e dichiara: «Consigliere Cataldo, lei ha ragione, per le prossime volte prenderemo provvedimenti». È un momento storico, un giorno da ricordare. Per una volta non è Tammaro a far rintronare la sua voce microfonata la sala del consiglio, ma un consigliere comunale di minoranza. Di più: il fatto è da storicizzare perché Tammaro ha dato ragione a un consigliere di minoranza. Anzi – e qui bisogna dargliene atto – ha presentato le sue scuse a nome di tutti, soprattutto dei ritardatari, compreso il sindaco; s’immagina. Chapeau, Presidente Tammaro: tanto di cappello. Stavolta possiamo dire che re Tammaro è sceso dal trono dimostrando di possedere una delle qualità sempre più rare tra coloro che si piccano di rivestire un ruolo pubblico, un incarico istituzionale, una carica elettiva: l’educazione.