«Tutta la vita che resta»: l’esordio letterario di Recchia che cattura il cuore.
Romanzo intimo, che esplora i meccanismi della vergogna e del lutto, ma soprattutto l’affetto e la cura.
TEANO (Pietro De Biasio) – Roberta Recchia ha fatto il suo ingresso nel mondo letterario con un romanzo che ha subito catturato l’attenzione dei maggiori editori internazionali. «Tutta la vita che resta», pubblicato da Rizzoli, è già stato venduto in 14 Paesi, tra cui Regno Unito, Francia, Spagna e Germania.
Una storia affascinante che narra di uno strappo familiare che sembrava irreparabile, ma che nel corso degli anni ritrova la strada grazie alla forza dei legami. Recchia, una donna poco più che cinquantenne, porta con sé un profondo legame affettivo con la città di Teano, luogo di origine dei suoi genitori e degli anni della sua giovinezza.
Suo padre, di nome Antuono, è originario di Teano, mentre sua madre, Annamaria, proviene dalla contrada Madonna dell’Arco, vicino a Borgonuovo. Nel libro, la scrittrice romana dedica un omaggio speciale a sua nonna Agata, che viveva a Cipriani e ancora oggi, ha numerosi parenti sparsi tra Teano, Cipriani, Versano e Rocca Romana. Ma veniamo «all’esordio magnetico» [Il Libraio, N.d.R.] di Roberta Recchia e alla trama di «Tutta la vita che resta».
Si tratta di uno strappo familiare che sembrava impossibile da ricucire. La storia si svolge nella Roma degli anni Cinquanta e ha come protagonisti Marisa e Stelvio Ansaldo, una coppia che si è innamorata nella bottega del padre di lei, il sor Ettore.
La loro famiglia sembra uscita direttamente da un film d’amore in bianco e nero, fino a quando la loro adorata figlia sedicenne, Betta, viene tragicamente uccisa sul litorale laziale. Questa perdita sconvolge completamente le loro vite e distrugge il prezioso legame che li univa.
Tuttavia, nessuno sa che la cugina di Betta, Miriam, era presente sulla spiaggia quella fatidica notte. Miriam è una ragazza timida e introversa, anch’essa vittima di una terribile violenza. Nel contesto di un’indagine rallentata da omissioni e pregiudizi nei confronti di un’adolescente che affrontava la vita con tutta l’energia tipica della sua età, Marisa e Miriam devono affrontare quotidianamente il peso della loro tragedia personale.
Il segreto che circonda quella notte diventa un macigno per Miriam, finché un incontro inaspettato con Leo, un giovane della borgata, porta una luce di speranza: l’inizio di un amore che si insinua là dove nessuno ha osato guardare.
La scrittrice romana, laureata in Lingue e Letterature Europee e Americane, oltre che in Relations Interculturelles et Coopération Internationale, ha trascorso molti anni lavorando in azienda prima di dedicarsi all’insegnamento nelle scuole.
Nonostante gli impegni professionali, ha sempre coltivato la passione per la scrittura, È appassionata di cinema e vive con il chihuahua Claudio. «Tutta la vita che resta» è un romanzo dolcissimo e doloroso, accogliente e intimo, che esplora i meccanismi della vergogna e del lutto, ma soprattutto l’affetto e la cura.
E con grande sensibilità, Recchia riesce a far emergere questi temi delicati, offrendo al lettore un’esperienza coinvolgente e commovente e il suo esordio letterario promette di essere solo l’inizio di una straordinaria carriera letteraria.