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Parole dal carcere di Carinola alla Via Crucis del Gruppo Scout Teano 1.

Alla 41ª edizione della Via Crucis di Teano, le voci dei detenuti accompagnano Cristo sul Calvario. Un intreccio di dolore, perdono e vita nuova.

TEANO (Pietro De Biasio) – C’è una voce rauca che martedì 15 aprile accompagnerà i passi della . Una voce impastata di errori, di pentimenti, di speranze spezzate e ricostruite: è la voce di chi vive recluso, dietro le sbarre dell’Istituto Penitenziario «Giovan Battista Novelli» di Carinola, ma che ha trovato, nel silenzio della pena, un seme di luce. Saranno loro, i detenuti, con testi scritti in prima persona e raccolti da un catechista volontario, a dar voce alle stazioni della Passione: parole nate nel chiuso di una cella, ma capaci di attraversare le mura per raggiungere il cuore della città.

Un prodigioso duello: la Vita e la Morte

La tradizionale iniziativa, portata avanti con delicatezza e profonda spiritualità dal Gruppo Scout Teano 1, ha scelto quest’anno di intrecciare la memoria della Passione di Cristo con le storie di chi, come il ladrone pentito, non ha smesso di sperare. Ecco allora che il cammino verso il Calvario diventa un «prodigioso duello tra la Vita e la Morte», come recita la liturgia della Veglia, in cui ogni stazione si fa eco di una lotta interiore, ma anche di una possibilità di redenzione. Perché anche nei solchi della colpa, Dio non cessa di seminare vita nuova. Papa Francesco lo ricorda spesso: «Tutti, anche da condannati, siamo figli della stessa umanità». A Teano, martedì sera, queste parole non saranno solo un’eco, ma prenderanno carne nelle rampe che salgono all’ex Ospedale: il percorso della Via Crucis si snoderà da lì, come da tradizione, fino alla grande Piazza del Duomo. Lì, le tre croci svetteranno per sei metri nel cielo serale, erette grazie alla sapienza tecnica e simbolica degli scout sidicini, che con corde, cavi, legno e nodi danno forma alla scena più drammatica della fede cristiana e della loro rappresentazione.

Una comunità in cammino

La Via Crucis degli scout del Teano 1 non è una semplice rievocazione: è un’opera corale che coinvolge tutta la comunità. Ogni dettaglio è frutto di mani che lavorano insieme, di cuori che si offrono: dalle scenografie ai costumi, dalle letture alle preghiere, dalle musiche ai passi silenziosi dei figuranti. Sono quattordici le stazioni rappresentate, ma infinite sono le storie personali che vi si specchiano. È un evento che, come ogni anno, raduna centinaia di fedeli e cittadini, credenti e curiosi, attratti non solo dalla spettacolarità dell’allestimento, ma dal bisogno di camminare insieme, anche solo per un’ora, sulle orme di un Dio crocifisso. Il Gruppo Scout Teano 1, motore infaticabile di questa tradizione, rinnova così il proprio impegno educativo e spirituale, offrendo alla città non solo un momento liturgico, ma una vera e propria testimonianza incarnata. Dopo aver portato, durante l’Avvento, la Luce di Betlemme nel carcere, ora sono i detenuti a portare la loro luce, fragile, ma vera, tra le strade del centro storico.

Memorie e aneddoti: il cammino della storia

Quarantuno edizioni sono un cammino lungo e ricco di memorie. Dai primi passi rionali, via Giambattista Morrone, poi il rione Carità, fino agli anni della piazza San Giovanni e di piazza Marconi, per giungere infine alle suggestive rampe dell’ospedale, senza dimenticare la «trasferta» al Teatro Romano durante la pandemia, quando la necessità si è fatta ingegno e la scenografia naturale ha offerto un nuovo spazio di raccoglimento, ogni luogo ha lasciato una traccia nel vissuto della città. E non mancano, come in ogni tradizione viva, aneddoti che mischiano il sacro al quotidiano: come quell’anno in cui i due ladroni preferirono la semifinale di Champions League alla crocifissione, o quando Gesù dovette scostarsi per far passare un’ambulanza.

O ancora, quella volta in cui alcuni tentarono di sabotare il percorso con vetri rotti, sfidando il coraggio di chi cammina scalzo portando una croce vera. Ogni edizione ha la sua storia, ma alcune restano scolpite più profondamente, come quella che fu dedicata al caro Damiano Abbatiello, scomparso prematuramente. In quell’anno, la Via Crucis fu, più che mai, un atto d’amore e di memoria, una croce portata insieme, una risurrezione sperata.

Un segno per il tempo presente

La Via Crucis del Martedì Santo non è solo un appuntamento liturgico: è una profezia che si rinnova. Nel cuore della Settimana Santa, là dove si fa memoria della sofferenza più profonda, risuona forte la certezza che nessuna vita è esclusa dalla redenzione. Le parole dei detenuti, raccolte in ascolto e restituite con rispetto, ne sono la prova più toccante. È un segno. Un dono. Un grido che, dalla croce, si fa preghiera per tutti: per chi cammina libero e per chi vive rinchiuso, per chi crede e per chi cerca, per chi cade e per chi ricomincia. Perché davvero, come dice il Vangelo, «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto».

A Teano, anche quest’anno, quel chicco ha messo radici tra l’asfalto delle rampe e fiorisce, sorprendentemente, proprio da una croce. E quest’anno, ad attendere di parlare al cuore dei teanesi ci saranno voci ben precise: la voce di Gesù, affidata al diacono Pasquale D’Andresti di Riardo; la voce narrante, intensa e profonda, di Liviana Cerullo; le altre voci, tra cui spicca quella di Mimmo Vetrano; e le meditazioni, curate da Salvatore Vigliano. Voci diverse, ma unite in un’unica invocazione: che ogni dolore possa trovare ascolto, ogni caduta un rialzarsi, ogni croce un’alba.