La città si solleva, contro l’abbattimento del Pino di via Roma: «Sarebbe come distruggere i faraglioni di Capri».

La perizia parla di «rischio estremo», ma intanto si è lasciato che nei suoi paraggi, ieri, si svolgesse lo stesso il mercato settimanale del sabato.
TEANO (Elio Zanni) – «Volete che il pino di via Roma a Teano sia salvato e messo in sicurezza, oppure che sia abbattuto?». Se le impressioni, i commenti e gli umori dei teanesi, che traspaiono in questi giorni dai siti internet, dalle pagine Facebook, da Instagram e TikTok sulla questione dell’abbattimento del pino (Pinus pinea), fossero presi in considerazione da un’amministrazione comunale attenta a ciò e alla volontà popolare, assisteremmo tutti a un immediato ripensamento. Assisteremmo tutti a un’operazione di affiancamento di uno studio ingegneristico all’agronomo che, per ragioni evidenti, ha decretato, senza appello, l’inesorabile distruzione di uno dei simboli più belli della cartolina di Teano con vista da via Roma – rampe Ospedale.
Inutile dire cosa sarebbe accaduto in caso di referendum popolare. Sono spuntati in rete gruppi di cittadini disposti persino a mettere in atto una raccolta fondi «per salvare il Pino dell’Ospedale», paragonato per simbolismo ai «faraglioni di Capri». E invece niente. La stessa amministrazione comunale di maggioranza, con in mano «il Vangelo» della perizia dell’agronomo incaricato, annuncia con afflizione sulla sua pagina politica il prossimo abbattimento, bollando il ceppo di via Roma come RISCHIO ESTREMO. Un rischio talmente estremo che, per paradosso e stranamente, si è lasciato che ieri, 22 febbraio 2025, si svolgesse tranquillamente anche da quelle parti il mercato settimanale del sabato mattina.
L’abbattimento impopolare e lo scudo chiamato Zarone
La maggioranza Scoglio pare sapere bene che si tratta di un abbattimento impopolare. Come dire: abbattere un simbolo di Teano non ha lo stesso effetto sugli amministrati che avrebbe avuto l’annuncio di un abbattimento delle tasse e delle imposte comunali. Chiaro? Tanto è vero che, nel dare la brutta notizia, tra le prime righe del comunicato arriva a ringraziare per la «sollecitazione rispetto alla questione ricevuta dal consigliere comunale Marco Zarone». Uno scudo perfetto, per tentare di schivare eventuali critiche della minoranza rispetto alla conduzione di tutta l’operazione che ha condotto giocoforza a programmare l’abbattimento del Pino di via Roma» che, tra l’altro, si dice dia tanto fastidio a qualche facoltoso residente del quartiere che avrebbe subissato nel recente passato il protocollo comunale di diffide in merito.
E l’operazione scudo politico funziona talmente bene che, evidentemente equivocando la cosa, sotto al post della maggioranza Scoglio appaiono alcuni «mi piace» di persone vicine al gruppo di appartenenza di Marco Zarone. Peccato che l’intervento in consiglio comunale di Zarone ce lo ricordiamo benissimo. Il capogruppo di Siamo Teano non ha mai chiesto l’abbattimento dell’albero ma «specifici accertamenti e misure tecniche per la sua messa in sicurezza del Pino lasciato all’incuria». Tanto è vero che Zarone parlava delle corde d’acciaio che temeva non reggessero ormai più alla crescita del Pino e ne auspicava la sostituzione (dei cavi d’acciaio, non del Pino…). Tutto chiaro, adesso?
Entrando nel merito dello stato di salute del pino, ma con le sole armi e possibilità relative di un giudizio personale e di impressioni «pellicolari» – e qualche lettura specializzata – non fa poi tanta impressione il fatto che il tronco si sia piegato. Infatti, legato – da terra – con cavi d’acciaio alla biforcazione dei rami superiori, il tronco crescendo non poteva far altro che piegarsi da un lato. Provate voi ad alzarvi in piedi con due cavi d’acciaio che vi tirano alla schiena e un collare d’acciaio al collo… Il tronco del pino si è piegato, anche allontanandosi dai cavi d’acciaio e dalla struttura dell’ospedale, in cerca di luce. La chioma eccessiva per l’incuria e l’assenza di manutenzione e potature deve aver contribuito alla sua inclinazione verso la strada. Ciò dimostrerebbe anche (come vuole la letteratura e le ricerche sul genere dell’albero) che il pino sia dotato di robuste e profonde radici sviluppatesi proprio in direzione del nuovo baricentro che ha dovuto cercare a forza, in assenza di manutenzione.
Certo, ridotto così, e con l’Ente appaltatore che magari chiede di sondarne il grado di pericolosità e fornire una relazione scritta e certificata, nessun assennato professionista agronomo si sarebbe mai assunto la responsabilità di affermare che quell’albero non costituisca pericolo per la pubblica e privata incolumità. Messe così le cose, rimane quindi impossibile anche solo giornalisticamente criticare negativamente la perizia del professionista incaricato. È impensabile, infatti, che un agronomo possa assumersi la responsabilità a vita di lasciare lì in pubblica piazza, affacciato sulla strada, un albero centenario trascurato per diversi decenni dallo stesso Ente appaltante. E allora il problema andava affrontato con un approccio diverso, a monte. Sarebbe stato utile, per esempio e forse, incaricare parallelamente sia uno studio ingegneristico che un agronomo e chiedere loro – espressamente – di trovare una possibile soluzione tecnica per tentare di preservare uno dei simboli più belli di Teano.