Il silenzio del 23 settembre. Deportazione nazista a Teano: ricorrenza dimenticata.
L’Amministrazione comunale salta un momento di riflessione collettiva. Nonostante l’Assessorato.
TEANO (ELIO ZANNI) – Sta passando così questa giornata, come se niente di tragico fosse mai accaduto a Teano in 23 settembre del 1943. Teano subì una delle più gravi violazioni della sua comunità: le forze naziste rastrellarono cittadini innocenti, costretti con la forza a subire la deportazione. La grande e nobile città che fu dei Sidicini, già provata dalle dure condizioni della guerra, vide il suo tessuto sociale lacerarsi ulteriormente sotto il peso dell’inganno («Tutti in piazza, i tedeschi promettono lavoro per tutti») e della violenza: giovani e meno giovani teanesi, in un luogo trasformato in tagliola: furono caricati a forza sui mezzi di trasporto militari. È un episodio che non può essere confinato in un libro di storia: dovrebbe essere ricordato, raccontato e analizzato in momenti pubblici per comprendere le conseguenze umane e sociali di quella tragedia.
Negli anni, a Teano si era tentato di mantenere viva questa memoria. Grazie a delle pubblicazioni, grazie a un libro, all’idea di un singolo e agli sforzi di pochi, una piazza è stata dedicata alle vittime della deportazione, un simbolo di rispetto e di ricordo. Tuttavia, sembra che quel gesto simbolico sia diventato uno sforzo isolato, scollegato da una pratica costante di commemorazione. La mancata celebrazione quest’anno sottolinea un problema che va ben oltre la dimenticanza di un singolo evento: il rischio di una progressiva erosione della memoria storica. La memoria collettiva non può stare solo nelle pagine di un libro perchè non è mai un fenomeno statico: necessita di essere alimentata, aggiornata e fatta vivere attraverso l’interazione costante tra passato e presente. Per questo, la dimenticanza di quest’anno non può essere considerata una semplice distrazione dell’attuale amministrazione comunale.
Prima il vergognoso compromesso col comune di Vairano Patenora, con l’incredibile documento che tenta di stabilire politicamente a tavolino un assurdo sdoppiamento dell’Incontro di Teano del 26 ottobre 1860, riscritto come «… avvenuto a Vairano e a Teano», e poi l’annichilimento dei fatti del 23 settembre 1943 a prescindere dal punto di osservazione restituiscono l’immagine di una politica locale che ha fatto una scelta tacita, forse involontaria perchè dettata dalla propria inconsistenza: quella di una gestione superficiale della storia locale. Eppure negli uffici comunali il personale adatto ora non manca ed esiste persino uno specifico assessorato che poteva e doveva occuparsene.
Questo 23 settembre 2024 è quasi passato e possiamo dire, delusi, che è stato un vero peccato. Per le prossime volte bisognerà provvedere, magari in collaborazione con le innumerevoli associazioni locali, perchè ogni comunità costruisce la propria identità collettiva attorno a momenti che ne segnano la storia, scolpiti nel ricordo delle generazioni. Malgrado ciò, il silenzio che è calato quest’anno su un evento cruciale per la memoria della città di Teano solleva serie domande sulla responsabilità delle istituzioni locali nei confronti della preservazione della storia, dei suoi luoghi, dei suoi segni, dei suoi simboli. Non solo è mancata una celebrazione ufficiale, ma il giorno è trascorso come se non fosse mai esistito, ignorato dall’amministrazione comunale e di conseguenza anche da una larga parte della cittadinanza.
Solo un accorto cittadino, il professor Salvatore Vigliano, con alle spalle una vita d’insegnamento scolastico, col garbo che lo contraddistingue da sempre, ha stigmatizzato con coraggio e orgoglio questa dimenticanza. Senza fare nomi (tanto non serve) e senza muovere accuse (per evitare speculazioni di sorta), ha pubblicato un «post» di poche ma significative righe sul suo profilo personale Fb. Un breve scritto che in questo caso vale come la pagina mancante di quel libro di storia che quest’anno, per ragioni imponderabili ma comunque non condivisibili, non si è voluto aprire. «Il 23 settembre del 1943, era un giovedì, a Teano, nel mio paese (non si offenda nessuno), venivano rastrellati, deportati nella Germania nazista o barbaramente uccisi i nostri padri, i nostri nonni, i nostri zii. Una piazza a loro dedicata (nel 2018?), un ottimo lavoro storico dell’amico Martino Amendola e poi il silenzio assoluto, una memoria rimossa forse perché impegnati in altre cose. Io non dimentico, non voglio dimenticare, davanti alle foto di mio padre e di mio zio».