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Scoperta scientifica del naturalista Croce sul Vesuvio. Ophrys speculum: l’orchidea che arricchisce la Flora Campana.

Rara, spontanea, individuata sul versante di Torre del Greco. Amplia la biodiversità della regione.

TEANO / NAPOLI (Elio Zanni) – Eccezionale scoperta del naturalista di Teano, Antonio Croce che (in seguito all’escursione con guida del Parco del Vesuvio Umberto Saetta) segnala la presenza di una particolare orchidea spontanea sul Vesuvio sul versante del territorio comunale di Torre del Greco e che quindi arricchisce la flora conosciuta in Campania. Si tratta di «Ophrys speculum» orchidea scientificamente indicata come «una specie ad areale steno-mediterraneo occidentale, presente in molte aree costiere mediterranee, dalla penisola iberica alla Turchia e nel Maghreb dal Marocco alla Tunisia. Il Italia è comune solo in Sardegna e Sicilia, nel Sud peninsulare finora era stata segnalata con certezza in pochissimi siti in Puglia. Un rinvenimento che lo stesso Croce non ha intenzione di attribuirsi in esclusiva e per il quale ha dichiarato stamattina 21 agosto 2024: «Si tratta di una scoperta che al 90 per cento è merito della guida del Parco del Vesuvio, Umberto Saetta».

UMBERTO SAETTA

Nelle altre regioni meridionali vi sono soltanto segnalazioni spesso dubbie e comunque non confermate in epoche recenti, come in Calabria, ad esempio. Qui, infatti Michele Tenore, nella Flora Napoletana – continua il testo tratto da Orchidee spontaneee d’Europa – European Native Orchids – riporta Ophrys ciliata, binomio oggi abbandonato a favore del nomen conservandum Ophrys speculum Link «nei colli intorno Reggio [Calabria], indicando in maggio il periodo di fioritura».

La recente scoperta del naturalista e docente di Teano, Croce, inorgoglisce la città sidicina ma soprattutto rappresenta un traguardo eccezionale per la botanica campana. Infatti, questa nuova indicazione e acquisizione arricchisce significativamente la flora conosciuta della regione. Questa specie, tipicamente diffusa nelle aree costiere del Mediterraneo occidentale. La scoperta, dunque, non solo amplia il nostro patrimonio naturalistico, ma rafforza l’importanza della ricerca scientifica nel rivelare le meraviglie ancora nascoste del nostro territorio.

La precedente scoperta, sulle sponde del fiume Savone

E non si tratta della prima scoperta del professore Croce. Il felice precedente riguarda addirittura il territorio attinente le sponde del Torrente Savone da Roccamonfina a Teano, nel Parco Regionale Roccamonfina-foce Garigliano, dove il naturalita individuò la Epipactis nordeniorum Robatsch, descritta poi sulle pagine della rivista scientifica Journal Europäischer Orchideen. Per storicizzazione e per dovere di cronaca riportiamo le precisazioni fornite all’epoca, nel 2011, dello stesso Antonio Croce: «La sua scoperta risale al 2000 ad opera del sottoscritto e fu da subito evidente si trattasse di qualcosa di molto diverso da quanto conosciuto. Con l’aiuto di alcuni soci del Giros (Gruppo Italiano Ricerca Orchidee Spontanee), esperti del genere Epipactis (Luciano Bongiorni, Riccardo de Vivo e Silvana Fori), che l’hanno confrontata con le altre specie che vivono in ambienti simili in Italia del Nord ed in centro-Europa, si è giunti a poter affermare che si tratta di una sottospecie a sé. Dopo ben 10 anni di osservazioni, misure, fotografie delle strutture, quasi microscopiche, ma tanto importanti per il riconoscimento di una specie dall’altra.

Le piante del Savone sono molto simili a quelle scoperte in Austria e che nel 1991 sono state descritte da Robatsch come Epipactis nordeniorum (specie dedicata al botanico Norden). La specie è stata poi osservata anche in Ungheria, Repubblica Ceca e Slovenia. La somiglianza ha indotto gli studiosi a descriverla come sottospecie nuova, anche in virtù della grande disgiunzione fra le popolazioni del Savone e quelle centro-europee. La nuova sottospecie è stata, quindi, «battezzata» come sottospecie maricae, facendo riferimento alla antica Marìca venerata dai popoli italici (identificabile con Mefìte che darebbe il nome a Roccamonfina) come protettrice delle paludi e delle acque. Il nome scientifico corretto della sottospecie è quindi: Epipactis nordeniorum Robatsch subsp. maricae Croce, Bongiorni, De Vivo & Fori.

Dove «subsp». sta a significare «sottospecie». Il nome italiano potrebbe essere, invece, tanto “Elleborine di Marìca” quanto «Elleborine del Savone». La pianta non è molto appariscente: alta fino a 40 cm, con pochi fiori di piccole dimensioni (max 1 cm). Vive sempre sulle sponde umide del Savone, anche dove la forra diventa profonda e buia. La vegetazione in questo tratto di torrente indica condizioni di elevata naturalità, forse ultimo relitto di quel paesaggio vegetale che esisteva prima che l’uomo cominciasse a modificarlo pesantemente. Per citare le specie più interessanti, nella forra del Savone vive Blechnum spicant, felce rarissima in Campania, il faggio – Fagus sylvatica (in una delle stazioni a più bassa quota di tutta la penisola italiana), il borsolo – Staphylea pinnata (pianta non frequente e di difficile osservazione).        

Complessivamente la popolazione dell’elleborine del Savone è costituita da una cinquantina di piante ma speriamo che altre se ne trovino nei luoghi più inaccessibili del Savone e, chissà, degli altri corsi d’acqua del territorio. Confidiamo nell’Ente Parco Roccamonfina-foce Garigliano e nella sensibilità dei Comuni di Roccamonfina e Teano, custodi per le generazioni future del Savone, dei preziosi habitat da esso lambiti e delle specie che solo qui trovano condizioni ottimali per la loro vita».