Politica

Raccolta firme per il Referendum contro l’Autonomia Differenziata, Comitato Alto casertano in azione a Teano.

Nel mirino la «legge Calderoli», che secondo gli attivisti «spezzerebbe l’Italia in 21 repubblichette, ognuna intenta a perseguire i propri interessi».

TEANO (ez) – Giovani e meno giovani iscritti del Pd ma anche no, simpatizzanti o dell’area del Movimento 5 Stelle, qualcuno di Alleanza Verde e Sinistra e poi anche Pasqualino Tammaro, presidente del Consiglio comunale di Teano, in prima linea, stamattina. per la raccolta firma tesa a promuovere un referendum abrogativo dell’insieme delle leggi di «autonomia differenziata». A Teano, per fare un altro esempio della politica locale presente, al tavolo c’era anche Pierluigi Landolfi, ex assessore all’Urbanistica durante l’amministrazione guidata dal sindaco Dino D’Andrea. In sintesi, una rappresentanza del Comitato Alto Casertano, al quale hanno aderito associazioni come Libera contro le mafie, sindacati e comuni cittadini.

Il tavolo, montato sotto un sole cocente, ai margini di piazza Guglielmo Marconi, durante il mercato settimanale: oggi, sabato 27 luglio 2024. La campagna – secondo i promotori – dovrebbe svilupparsi durante la stagione estiva [entro fine settembre 2024 NdR], anche se la cosa non appare semplice, al punto che qualcuno la ritiene ancora in fase di organizzazione e a rischio per il dilagare delle vacanze. L’iniziativa potrebbe però essere salvata da una raccolta firme virtuale, certificabile via web; valida in casi del genere.

L’obiettivo è indire un referendum abrogativo non di una singola legge ma dell’insieme del pacchetto di «autonomia differenziata», anche noto come «legge Calderoli», che – secondo gli ideatori – «spezzerebbe l’Italia in 21 repubblichette, ognuna intenta a perseguire i propri interessi». In realtà, chi ha una conoscenza anche solo scolastica della Costituzione è consapevole della possibilità di concedere forme e condizioni particolari di autonomia (basta leggere l’articolo 116) con leggi dello Stato su iniziativa della regione direttamente interessata. Ciò che spaventa, e non solo le forze di sinistra, sono le grandi differenze economiche tra le diverse regioni d’Italia.

Oggi, questa diseguaglianza è compensata da una sorta di cassa comune nazionale, dalla quale i fondi finanziari fluiscono alle regioni sulla base di diverse esigenze e parametri, spesso anche politici e per questo fortemente criticati. Eliminando la «cassa comune», dovrebbe aumentare obbligatoriamente – pena il fallimento – la capacità di sostentamento e la lotta all’evasione fiscale. Tuttavia, inizierebbe anche un duro periodo di assoluta diseguaglianza a livello interregionale.

Si parlava di posizioni politiche e di iniziative di raccolta firme monopolizzate a sinistra. Ma, riflettendoci bene, l’idea di autonomia differenziata confligge non poco con l’ambizione nazionalista di Fratelli d’Italia, ad esempio, partito di Giorgia Meloni che si è dimostrato molto forte proprio al Sud e al Centro e meno presente al Nord nelle ultime elezioni europee. Questo serve a riflettere sui diversi aspetti, sulle diverse facce, tutte per il momento divisive, che terrorizzano il Centro-Sud Italia alla sola ipotesi di autonomia differenziata; contro la quale si stanno schierando anche molti economisti e sociologi.