Teano, da «città dello Storico Incontro» a paese delle storiche transenne.
Se per ogni buca si piazza uno sbarramento o segnale verticale, rimandando le riparazioni: siamo rovinati.
TEANO (Elio Zanni) – In viale Santa Reparata è stata creata la «doppietta»: due gruppi di ostacoli uno di seguito all’altro. Nessun cartello che indichi cosa diavolo sia successo o stia accadendo. E se lungo viale dei Platani una incredibile segnaletica verticale saluta beffarda, come un soldato nudo, chi entra in città, possono invece dirsi ormai ataviche, confidenziali, di famiglia, quelle di via Seconda Macchina associate per compagnia a un marciapiede impercorribile perchè occupato dai tubi di un fallito progetto di regimentazione delle acque reflue e piovane.
Di cosa parliamo? Ma delle transenne: naturalmente. Sorta di elementi d’acciaio sempre pronti a cingere buche stradali e marciapiedi disconnessi. E le opere di ristrutturazione? possono attendere, ovviamente. Questo perchè si ritiene di aver provveduto a una straordinaria quanto fantasiosa «messa in sicurezza». E così «La Transenna» è ormai il simbolo di Teano, collocato in ogni dove, tanto che meriterebbe quasi quasi di essere inserito come immagine sul gonfalone, di fianco del castello merlato sormontato dall’aquila imperiale.
Ma non scherziamo proprio. Non si può, non dobbiamo arrivare a questa vergona. Il comune ha l’obbligo istituzionale e l’Amministrazione il dovere morale e politico di fare qualcosa per interrompere questa cattiva routine, anche a «rischio» di investire qualche euro prelevato dalle proprie casse che si stenta a credere, dopo due anni sotto il governo Scoglio, siano veramente ancora così asfittiche dal non garantire nemmeno il minimo tabellare in fatto di sicurezza stradale. Non ci crediamo. E sarebbe ancora peggio se fosse vero. E che diamine? Quella di interrompere mezza circolazione è ormai definibile una regola, un modus operandi. La gente sogna un colpo di reni, un sussulto d’orgoglio dai giovani e super-scolarizzati amministratori.
La procedura autolesionistica
Oggi si procede cosi, ma bisogna finirla: le buche a Teano potrebbero forse restare sull’asfalto in eterno, se non fosse per il fatto che passa e ripassa qualche automobilista meno fortunato ci finisse sempre dentro. Fase 2: scatta la chiamata ai Vigli urbani, ai Carabinieri. Fase3: se l’automobilista è avveduto chiama il proprio assicuratore e questi, ancora più avveduto, con un delegato cristallizza tutto con un servizio fotografico, porta l’assistito al pronto soccorso, l’automobile dal meccanico (amico) e fa partire nell’odine: la denuncia e la relativa richiesta di risarcimento danni. Ma si può andare avanti così? «Vedete voi», diceva mio nonno.
Fase 4: A palazzo San Francesco a qualcuno gli si accende la lampadina, si atteggia a «scienziato», ha un lampo di genino nell’Ufficio tecnico e fa piazzare una nuova transenna sulla nuova buca killer che potrebbe finire – questo è l’assioma, il principio – per dissanguare ulteriormente le già magre casse dell’Ente. Ma è mai possibile che queste casse siano sempre asciutte? E poi fino a questo punto?
Non è finita. Fase 4: L’espertissimo di cui sopra (perché per ogni problema a Teano c’è sempre uno super esperto che ritiene di avere la soluzione a portata di mano e che per orgoglio evita di confrontarsi con chicchessia) crede di aver messo in «sicurezza» il tratto stradale. Ma guardate come abbiamo scritto la parola «sicurezza»: tra virgolette/caporali , per quale motivo?
Il pericolo delle transenne mute
Semplice: perché con il loro proliferare e con il mancato tempestivo ripristino del manto stradale, le transenne stesse (mute, senza cartelli esplicativi) finiscono col diventare un pericolo per la pubblica e priva incolumità. Gli sbarramenti non sono affatto bene ancorati (Vedi Foto), ma delimitano una zona alla pari di un cantiere assumendone gli tutti obblighi; pur non essendo fissate al terreno, assicurate a un edificio o un muro in loro prossimità.
Di più e peggio: spesso sono precedute, lungo l’asse viario di scorrimento delle autovetture, da segnaletica verticale che però a sua volta non è dotata – come invece prescritto da specifiche norme e dal buonsenso – degli appositi sacchi di sabbia di fissaggio antivento. E così lo «scienziato» di turno si trasforma in un Cimabue: fa una cosa e ne sbaglia due.
Occorre fare attenzione, se la transenna cade per terra per una folata di vento o perché urtata da un veicolo il pericolo iniziale si moltiplica con la presenza sull’asfalto di buca e transenna: una trappola perfetta. Andiamoci piano, dunque, con il concetto di «messa in sicurezza», perché non la si ottime collocando semplicemente un segnale verticale o una traballante transenna.
Stop. Per non farci ridere dietro (perché si tratterebbe esprime un concetto di vita urbana troppo avanzata e sottile per eventuali lettori-detrattori) evitiamo di parlare dell’orrore, per una storica città come Teano, costituito dalle transenne sparse dappertutto e pure degli orrendi nastri di plastica arancione che poi, sotto l’azione della pioggia e del sole, degradandosi, finiscono col raccontare a tutti del troppo tempo trascorso, dando la cifra della reale capacità di reazione dell’amministrazione ai problemi che assillano i cittadini e deturpando quel poco di decoro che è rimasto alla città delle Storico Incontro trasformata suo malgrado in paese delle storiche transenne.