Lo scandalo del Savone. A Roccamonfina è «risorsa», a Teano: fogna cielo aperto.
Il «fiume sacro» venerato dai romani, inquinato da 25 scarichi fognari noti a istituzioni e autorità dormienti.
TEANO / ROCCAMONFINA (Elio Zanni) – In questi giorni nella frazione Torano di Roccamonfina «s’inaugura il secondo maxi cantiere di questo mese». Avete appena letto l’annuncio, carico di un malcelato quanto legittimo orgoglio, dell’Amministrazione comunale roccana.
Si apprende così di un progetto che viene inquadrato come «un importante intervento che riguarderà la prevenzione e mitigazione del rischio idrogeologico, il ripristino generale, la messa in sicurezza e la tutela della risorsa ambientale del fiume Savone.
Proprio così, il fiume Savone, quello che i sidicini amavano definire anche «Savone delle ferriere» che nasce da sorgenti a oltre 650 metri di altitudine, ubicate a nord-est della caldera del Vulcano di Roccamonfina. Il Savone qui è di una bellezza e una purezza infinita, correttamente definito dai roccani: «risorsa».
Bravi roccanI, in grado d’immaginare la propria città non solo come una distesa di profumate «castagne al fuoco», come in un noto brano dei Cugini di Campagna, ma anche ricco di percorsi naturalistici, parchi, alberghi etici. E capace anche di valorizzare una risorsa idrica. La stessa risorsa idrica nella quale, invece, altri comuni più giù a valle usano sversare i loro reflui domestici derivanti dal metabolismo umano.
Lo stesso fiume – sacro per gli antichi Romani – che i sidicini di oggi (che è meglio chiamare semplicemente «teanesi») per colpa dell’inadeguatezza, della superficialità, dell’ignoranza di una massa incalcolabile di amministratori pubblici di tutte le razze politiche e di tutte le epoche, hanno trasformato in una cloaca a cielo aperto.
La città di Teano, infatti, ha un (1) solo depuratore funzionante in località «Pastene», gestito dalla Soteco Spa di Santa Maria Capua Vetere che tratta per il momento solo le acque nere provenienti dal Rione di Santa Reparata, Via Mercato e Via Roma.
Tutto il resto, compresi prodotti organici dei residenti delle oltre 17 comunità periferiche – le Frazioni – e quindi ciò che proviene dagli oltre 25 scarichi di reti fognarie non autorizzati, scorre senza alcun altro sistema di depurazione e sedimentazione (fatta eccezione che per i pozzi privati) direttamente sul suolo, nel Savone delle Ferriere, o nei suoi affluenti.
Il danno ambientale è enorme, la compromissione della qualità delle acque superficiali e di falda criminogena. Un fiume che sorge sano a Roccamonfina di cui attraversa gli ubertosi boschi, ma che poi nel suo tragitto di 40 chilometri a valle diventa un torrente di veleni che oltre a tagliare in due Teano, attraversa anche Francolise e Carinola per sfociare sul litorale di Mondragone nel Golfo di Gaeta.
E mentre amministratori e città come Baia Domizia sventolano bandiera blu, amministratori pubblici e città come Teano – che invece del mare hanno da gestire un semplice nobile corso d’acqua e nemmeno quello riescono a fare e valorizzare – dovrebbero solo arrendersi e alzare bandiera bianca.