Antenne cellulari, vittoria della Comunità calena e della Politica «ma di minoranza».
Sullo sfondo, il lavoro del consigliere Taffuri dei suoi colleghi e del Comitato «No-Antenne in Centro».
CALVI RISORTA (Elio Zanni) – Il Comune di Calvi Risorta revoca le autorizzazioni, concesse sulla base del silenzio assenso, all’installazione di antenne per telefonia mobile al Servizio del gestore Tim S.p.A., della società Inwit S.p.A. e al Multi-gestore della società Inwit S.p.A., destinati a ospitare impianti dei gestori Tim. Si tratta dei dispositivi irradianti già ubicati e da installare, rispettivamente, nella frazione Visciano e tra le frazioni Zuni e Petrulo.
Permessi cancellati. Un fatto non di poco conto, se si tiene presente che risultati simili non si registravano da anni, soprattutto nei comuni dell’Alto casertano dove le antenne, dietro la bandiera del progresso dei sistemi senza filo, di internet sui telefonini e del nuovo sistema 5G all’orizzonte, continuano a spuntare come funghi. Tutto questo, spesso, tra l’indifferenza delle amministrazioni comunali e lo scoramento degli ex comitati cittadini di fronte a leggi sempre più permissive.
Ma nel «caso Calvi Risorta» ad avere la meglio è stata la politica locale, «quella però prodotta dalle forze di minoranza, dal Popolo che si è espresso attraverso il Comitato di lotta e dei colleghi di cordata», come ha tenuto a precisare ieri, 29 febbraio 2024, al diffondersi della notizia, il consigliere comunale caleno, Vito Taffuri.
Si tratta – a prescindere dai possibili futuri sviluppi – di una storia rapida e politicamente esaltante. Da raccontare. Una storia che parte dal momento in cui, alla vista del primo traliccio, il consigliere comunale di Minoranza, Taffuri (lista civica Forza Calvi Risorta), decide di presentare la mozione qui rinominata «no-antenne in centro». per la cronaca, questo avveniva l’11 luglio 2023, con l’appoggio dei sui colleghi di cordata: Lucia Tommasi, Stefania Viscardo e Stanislao Berenzi.
La mozione, «subito avversata dal presidente del Consiglio comunale» e da un ancora più scettico sindaco, Giovanni Lombardi, incontra una scontata bocciatura. Incredibilmente, il sindaco, sulla scorta di valutazioni del tutto personali, minimizza il problema del possibile impatto sulla salute pubblica.
Taffuri racconta tutto sui suoi social: «Lombardi è arrivato ad asserire che le antenne non potevano essere poi così nocive, visto che personalmente ne aveva individuate alcune, montante sul colmo della struttura edile dell’Ospedale presso cui lavora».
Peccato che, come bene sanno gli esperti, c’è una bella differenza tra una antenna «array» da quartiere, da tetto, dal piccolo «pattern» di radiazioni a bassa direttività e un ben «traliccione» costituente una vera e propria «stazione radio base» multiservizi e in grado potenzialmente di accogliere decine di radiatori isotropici; compreso i pannelli per 5G. In questo caso le cautele sono più stringenti, ma c’è anche tanta confusione in una materia comunque ostica ai non addetti ai lavori.
Così, la situazione non si sblocca neppure il 18 dicembre 2023 quando scende in campo il Comitato No-Antenne che riesce a raccogliere ben 300 firme di altrettanti residenti cauti e diffidenti verso le nuove torri d’acciaio. Una mossa che però, finalmente, riesce ad attirare l’attenzione dell’amministrazione. La maggioranza, infatti, produce una prima risposta, benché politicamente definita «fumosa» non affatto chiara o soddisfacente.
Ma subito dopo Taffuri e dopo l’azione del Comitato, ecco che spunta fuori quella che si rivelerà la vera spada di Damocle, la chiave di volta del problema; almeno per il momento. Si tratta del regolamento comunale sull’installazione delle antenne telefoniche, risalente niente poco di meno che al 30 ottobre 2012, ossia all’epoca dell’ex, lungimirante, sindaco Antonio Caparco.
Il regolamento di Caparco è tutto teso a salvaguardare i cittadini dai possibili danni arrecati dalle radiazioni di tipo non ionizzanti sprigionate dai sistemi di antenne per telefonia mobile. Quel regolamento mai modificato e tantomeno annullato è valido. Non solo: va anche attuato. E se la parte politica tentenna, il lato gestionale dell’Ente parte in quarta in autotutela.
L’articolo 6 del regolamento targato Caparco è il più ficcante: vuole che le antenne sorgano preferenzialmente su terreni demaniali, ma a distanza di 300 metri da edifici abitati da comunità o sportivi, in zone non vincolate. Ma proprio nessuno ha vagliato le richieste di installazione che, infatti, perfezionano l’iter per silenzio assenso.
Ma ora è chiaro, quelle richieste andavano valutate e l’articolo 6 le polverizza del tutto. E così ieri, 29 febbraio 2024, le autorizzazioni nate dalle richieste Tim Spa, della società Inwit Spa del 1 settembre 2023, sono state revocate dal comune di Calvi Risorta in regime di autotutela.
Partono (da ieri) i 60 giorni entro cui è possibile, da parte dei richiedenti, presentare ricorso. Trascorso tale periodo – ma l’evenienza appare piuttosto difficile, l’Ente locale dovrà produrre istanza di abbattimento.
Il fatto è che oggi, norme sempre più permissive, schiacciano le volontà dirette dei cittadini, dei comuni e persino delle Regioni, inducendo, di converso, i gestori di reti telefoniche on-aire, pur di fare profitti, a tentare di piantare i loro tralicci proprio dappertutto. Potrebbero utilizzare antenne direttive e piazzare i tralicci in luoghi lontani anche se a vista con i centri abitati. E invece preferiscono sistemi omnidirezionali piazzati a ridosso se non addirittura nel cuore centri abitati provocando, spesso, il dissenso dei cittadini residenti.
Di più e peggio. Le antenne che col passare degli anni hanno visto migrare le loro frequenze operative dai vecchi 900 MHz addirittura nel campo delle microonde 2.400 Mhz e oltre. Frequenze non ancora sufficientemente sperimentate e la cui nocività, in caso di eccessiva prossimità (ossia vicinanza), livello d’intensità e tempo di esposizione elevati appare oggi, a una massa sempre più ampia di esperti, per lo meno scontata.
Per questo la lotta calena per allontanare le antenne a microonde non dal territorio ma dal centro storico, condotte dal consigliere Taffuri che, intanto, ringrazia persino Il responsabile del competente servizio ed estensore della Determina comunale, Arturo Carandente Sicco, potrebbe rivelarsi più lunga e dura del previsto.